Twitter, croce e delizia dei giornalisti. Lo conosciamo soprattutto come un simpatico amico che ci tiene compagnia nei viaggi in metro o mentre facciamo la cacca (si può dire? ops!). Ma Twitter è anche uno degli strumenti preferiti dai mitomani (le erbacce nel prato della vita), dai troll (simpatiche canaglie per le quali, personalmente, nutro una certa simpatia) e dai burloni (categoria varia, in cui rientrano sia i completi idioti, sia i malintenzionati sia le personalità a cavallo tra il genio e la follia). La presenza di questo genere di utenti su Twitter non sarebbe un problema se vivessimo in un mondo ideale, in cui la gente non è credula e i giornalisti hanno il tempo, la voglia e le risorse per fare sempre il fact-checking. Purtroppo viviamo in un mondo tremendo, in cui le redazioni sono sempre più povere e vanno sempre più di fretta, molti giornalisti sono ossessionati dall’idea di fare lo scoop del secolo (o anche solo di twittare per primi una notizia) e buona parte della gente è portata a dare per vera più o meno qualunque cosa legga su internet.
Nel mondo in cui viviamo una burla può essere scambiata per una notizia. Molto peggio: può essere diffusa come tale dagli organi di informazione, generando un effetto a cascata che, se non viene fermato in fretta (cosa difficile), assume dimensioni sconcertanti. Insomma, il passo dal tweet alle agenzie di stampa è diventato breve e siccome burloni, mitomani e troll se ne sono accorti ogni tanto scoppia quello che in gergo si chiama “un merdone”.
Prendiamo ad esempio il caso di al-Baghdadi, a.k.a. l’auto-proclamatisi califfo dello Stato Islamico. Un uomo potente, famoso, al centro dell’attenzione. La sua cattura o la sua morte sarebbero notizie da prima pagina ovunque, da New York a Mosca passando per Tel Aviv. Una preda troppo succulenta perché i furbetti – o gli annoiati? – di Twitter se la lascino sfuggire. Tanto che già a Settembre sul social network c’è chi annuncia che il califfo è morto. E per provarlo diffonde anche la foto del suo cadavere, ovviamente sfocata al punto giusto:

Nel Settembre 2014 su Twitter viene diffusa la prova della morte di al-Baghdad. Peccato che la fotografia sia un falso: l’uomo che ritrae non è il califfo dello Stato Islamico.